Tecarterapia
La Tecarterapia è una radiofrequenza a onde lunghe a 0,5 Mhz con una potenza variabile fino a 300W che genera energia all’interno dei tessuti con un elettrodo capacitivo e uno resistitivo mediante un’applicazione per contatto. La differenza fondamentale con le terapie radianti (come la radarterapia), è che la Tecar non somministra un’energia proveniente dall’esterno ma induce all’interno dell’organismo lo spostamento di cariche elettriche (sotto forma di ioni) presenti in ogni tessuto biologico. Viene classificata quindi tra le Termoterapie Endogene a causa dell’aumento della temperatura che, a differenza delle altre termoterapie, non dipende da una fonte esterna di calore.
Nella Tecar terapia non esiste un emettitore, ma un condensatore composto da due superfici conduttrici collegate ad un generatore.
Le superfici conduttrici sono “la placca neutra” e gli “elettrodi capacitivo e resistivo”.
L’elettrodo capacitivo è protetto e quindi isolato e la concentrazione di cariche avviene nella sede di applicazione e ha azione riparativa specie per le massi muscolari ed i tessuti molli.
L’elettrodo resistivo non è isolato e la zona di concentrazione delle cariche elettriche si localizza nel punto più resistivo del tessuto biologico vale a dire tendini, aticolazioni e tessuto osseo.
Se il trattamento va indirizzato a un tendine, dovremmo far diventare il tendine più resistivo dell’osso (ad es. Facendogli perdere liquidi mettendolo in tensione), così il beneficio si concentrerà sul tendine.
Indicazioni terapeutiche
La Tecar può essere applicata con successo su molte patologie:
- Cervicalgie, Lombalgie, Sciatalgie
- Contratture muscolari, strappi muscolari
- Tendinite, borsite
- Esiti di distorsioni, fratture,traumi in genere
- Artralgie croniche
- Edemi,ematomi
- Terapia del dolore
Controindicazioni
La Tecar non può essere applicata alle donne in gravidanza e ai portatori di pace-maker cardiaco.
N.B. in caso di protesi metalliche, essendo il metallo un ottimo conduttore, la sua
resistenza è uguale a zero. Pertanto non c’è alcun pericolo di surriscaldamento di materiali protesici contenuti
all’interno dei tessuti.
Effetti biologici
Gli effetti fisiologici dell’aumento dell’energia endogena sono:
- aumento dell’estensibilità del tessuto collagene per riduzione della viscosità
- riduzione del dolore per azione controirritante o per liberazione delle endorfine
- riduzione degli spasmi e contratture muscolari per ridotta attività degli afferenti secondari
- più rapida e completa dissociazione dell’ossigeno dall’emoglobina e riduzione dell’energia di attivazione di importanti reazioni chimiche metaboliche
- vasodilatazione con aumento del flusso ematico locale
- velocizzazione del riassorbimento di sacche emorragiche
A bassi livelli energetici (50-100W); pur non verificandosi dissipazione endotermica, si ha stimolazione ultrastrutturale cellulare da cui consegue aumento delle trasformazioni energetiche (produzione ATP) e del consumo di O2. Da ciò discende l’attivazione indiretta, per aumento delle richieste metaboliche del tessuto, del microcircolo arterioso e venolinfatico senza dilatazione dei grandi vasi.
A medi livelli energetici (100-200W); oltre all’effetto biostimolante, si verifica un incremento della temperatura endogena, dipendente dall’aumento dei moti browniani. Questo innalzamento termico stimola la dilatazione dei vasi di calibro maggiore aumentando ulteriormente il flusso ematico. L’effetto termico è in stretta relazione con le correnti di spostamento che, dalle zone più periferiche, si concentrano nelle aree di applicazione e risulta proporzionale alla loro intensità. Non raggiunge mai, quindi, livelli dannosi, come può accadere con i sistemi radianti tradizionali.
Ad alti livelli energetici (200-300W); risulta minore l’effetto di biostimolo cellulare e maggiore, invece, l’effetto endotermico, con notevole aumento del flusso emolinfatico. Da ultimo, quindi, si ottiene una stimolazione e una precoce riossigenazione dei tessuti lesi, una pronta rimozione dei cataboliti tossici e un più rapido ripristino dei normali potenziali di membrana. Inoltre un’accelerazione dei tempi di attivazione dei sistemi di difesa e riparazione, compromessi in caso di patologia:
Nocicettori e fibre nervose periferiche: reintegro del potenziale di membrana, iperpolarizazione di membrana fino al blocco di conduzione per scambio ionico indotto.
Vasi sanguigni e linfatici: grande aumento della velocità del macro e microcircolo ematico e del drenaggio venolinfatico.
Muscoli: lo stimolo metabolico determina un aumento della velocità di riparazione del danno fibrillare, mentre la scomparsa degli eventuali edema e/o ematoma facilita un rapido e completo recupero funzionale delle fibre.
Capsula, cartilagine e osso articolare: per i meccanismi suddetti, rapido riassorbimento del liquido sinoviale e ritorno alla normalità delle strutture alterate.
Diadinamica
Le correnti diadinamiche determinano principalmente tre effetti:
- effetto di stimolazione sensoriale, motoria e trofica della reazione dinamogena;
- effetto inibitorio che produce analgesia
- effetto di assuefazione che riduce o annulla gli effetti precedenti
A bassa intensità predomina l’effetto inibitorio mentre con maggiore intensità predomina l’effetto stimolante.
Le diverse forme assunte dalle correnti diadinamiche producono una preminenza di uno o l’altro effetto e sono applicate per scopi terapeutici diversi.
Elettrostimolazione
Vengono chiamate così tutte quelle correnti capaci di provocare la contrazione di un muscolo o di alcune fibre muscolari, al fine di ridurre l’ipotrofia. Per ottenere uno stimolo efficace la corrente deve essere sufficientemente intensa, la variazione di intensità deve essere rapida e deve agire per un certo tempo secondo dei rapporti ben definiti. Per la stimolazione si usa di solito un elettrodo collegato al polo positivo (elettrodo indifferente) ed un elettrodo più piccolo collegato al polo negativo (elettrodo attivo) che viene posto sul punto motore del muscolo da trattare. L’intensità dell’impulso viene scelta in base alla tolleranza del paziente, ma al fine di ottenere una valida stimolazione è necessaria una contrazione ben visibile.
Interferenziale
Le correnti interferenziali sono correnti alternate di media frequenza che si ottengono utilizzando due generatori di corrente alternata, collegati a due coppie di elettrodi disposte ortogonalmente, in modo che le linee di forza dei due campi elettrici si sovrappongano nella zona desiderata di trattamento. Questo tipo di corrente incontra una minore resistenza tissutale in quanto l’impedenza cutanea diminuisce con l’aumentare della frequenza. Può quindi penetrare più facilmente senza cedere energia a livello cutaneo e senza provocare sensazioni fastidiose.
Ionoforesi
Per ionoforesi (iòno-phòresis = trasporto di ioni) si intende l’introduzione di un farmaco nell’organismo attraverso l’epidermide (somministrazione per via transcutanea) utilizzando una corrente continua (corrente galvanica) prodotta da un apposito generatore. I vantaggi della somministrazione di farmaci con questa modalità sono essenzialmente: evitare la somministrazione per via sistemica (orale, intramuscolare, endovenosa); applicare il farmaco direttamente nella sede corporea interessata dalla patologia; permettere l’introduzione del solo principio attivo, senza veicolanti (eccipienti); permettere agli ioni di legarsi a determinate proteine protoplasmatiche. Il principio attivo di ogni farmaco è caratterizzato dal fatto che le sue molecole hanno una specifica carica elettrica. Attraverso questa terapia è possibile introdurre farmaci a livello locale, sfruttando il passaggio della corrente elettrica. In particolare, sulla cute viene applicato un elettrodo conduttore di polarità identica a quella del farmaco e, ad una certa distanza, un secondo elettrodo di polarità opposta. Questo sistema permette di far penetrare sfruttando il principio dell’osmosi, attraverso la cute, qualsiasi soluzione medicinale.
TENS
Questa terapia prende il nome dall’abbreviazione dei termini inglesi Transcutaneous Electric Nervous Stimulation (stimolazione elettrica transcutanea nervosa). Si tratta di una terapia antalgica che si basa sull’applicazione, per mezzo di appositi elettrodi, di correnti appropriate i cui microimpulsi eccitano solo le fibre nervose della sensibilità tattile situate sotto la pelle. Gli influssi nervosi così prodotti sui nervi sensoriali, risalgono verso il midollo spinale bloccando a questo livello “la porta di ingresso al dolore” (gate control). In questo modo si ottiene un effetto antalgico temporaneo dovuto all’”esaurimento” dell’eccitabilità delle fibre nervose della sensibilità.
Ultrasuoni
Gli ultrasuoni consistono in vibrazioni sonore ad alta frequenza non percepibili all’orecchio umano. Gli apparecchi di ultrasuonoterapia sono costituiti da un generatore di corrente ad alta frequenza e da una testina emittente posta sulla zona da trattare. L’irradiazione ultrasonica genera un micromassaggio che agisce in profondità nei tessuti ed è in grado di accelerare i processi di riparazione cellulare. Gli ultrasuoni possono essere erogati anche in acqua immergendo la testina emittente nel conduttore idrico.
Magnetoterapia
Con la parola magnetoterapia s’intende l’applicazione a scopo terapeutico di un campo prevalentemente magnetico originato da frequenze basse e alte.
La Magnetoterapia rigenera le cellule lese migliorando la cinetica enzimatica e ripolarizza le membrane cellulari; inoltre produce un’azione antistress e promuove un’accelerazione di tutti i fenomeni riparatori con netta azione biorigenerante, antinfiammatoria, antiedematosa, antalgica, senza effetti collaterali. I campi magnetici interagiscono con le cellule favorendo il recupero delle condizioni fisiologiche di equilibrio. E’ indicata nei casi in cui è necessario stimolare la rigenerazione dei tessuti dopo eventi lesivi di varia natura.
Con la magnetoterapia ci sono risultati su:
- disturbi di tipo infiammatorio (artrosi, nuriti, flebiti, stiramenti muscolari, ecc.)
- malattie reumatiche, nelle patologie articolari quali artrosi, tendinite, epicondiliti, borsiti, periartriti, cervicalgie, lombalgie, mialgie, trattamento delle fratture sia durante che dopo gessatura
- disturbi articolari e traumi recenti
- riparazione delle ulcere di ogni tipo: traumatiche, da decubito, da ustioni, venose, refrattarie ad altre terapie
- in tutte le patologie in cui è richiesta una maggiore micro vascolarizzazione e rigenerazione tessutale, come in caso di autotrapianti, consolidamento di calli ossei, ecc.
- cicatrizzazione
- infezioni
- osteoporosi